martedì 26 marzo 2013

Dignità – diario tunisino del Forum Sociale Mondiale a Tunisi

Dai compagni di Catania un contributo sul lavoro migrante in Sicilia

Scheda sul lavoro migrante a Cassibile (Sr)
Ogni anno da aprile a giugno, in occasione della raccolta delle patate, ai  circa 5.000 residenti a Cassibile (oltre 300 residenti provengono dal Marocco) si aggiungono diverse centinaia (500/700) di migranti. I problemi sono legati innanzitutto alla sistemazione logistica e all’ organizzazione del lavoro. In generale, chi arriva proviene dal Nord Italia e da altre “raccolte” (una vera transumanza del lavoro migrante nelle campagne meridionali). Negli ultimi anni è aumentato il numero di coloro che arrivano perché hanno perso il posto di lavoro nelle fabbriche e nei cantieri del nord. La presenza di una comunità marocchina rende più semplice il “primo impatto” per chi proviene dal Maghreb.
Per loro è infatti possibile affittare appartamenti o stanze nel centro abitato. Gli altri (Sudanesi, Somali, Eritrei...) hanno potuto negli anni scorsi utilizzare il campo allestito dalla Croce Rossa, o trovare rifugio, senza acqua né luce,  nei caseggiati di campagna abbandonati o installando tende. L'anno scorso la CRI ha gestito una tendopoli , che in media ha “accolto” 140/150 migranti, questo servizio è stato molto criticato dai migranti, ai quali è persino impedito di cucinare autonomamente le loro pietanze; inoltre, il campo ha accolto solo i “regolari” e chi, entro 10/15, sarebbe entrato in possesso di un contratto di lavoro (un vero abuso di potere !). Al contrario, per incentivare la lotta al mercato nero (oltre che per una elementare difesa dei diritti) e favorire le politiche di inclusione, sarebbe necessario allargare la possibilità di accesso anche a chi è “irregolare” almeno nell’ingaggio, per rendere esigibile il nuovo reato penale di caporalato (la stragrande maggioranza dei migranti che arrivano a Cassibile è infatti regolare con il permesso di soggiorno (rifugiati, richiedenti asilo, protezione umanitaria, in regola con il PDS, in attesa di rinnovo...), ma non potendo lavorare nel rispetto delle norme contrattuali sono spinti verso il lavoro irregolare con il rischio di perdere il permesso di soggiorno, grazie a vergognose leggi razziali come la Bossi-Fini ed il “pacchetto sicurezza”.
Ancora più complicata, ovviamente, la situazione per chi è costretto a inventarsi improbabili tetti fra le strutture fatiscenti e abbandonate. Risolto  il problema del precario riparo notturno, il migrante può iniziare la ricerca di un lavoro. Teoricamente l’assunzione di manodopera deve essere eseguita tramite gli organi di collocamento, il salario orario netto è di 6 euro e venti, sei ore e trenta minuti la giornata lavorativa, spese logistiche, di trasporto e materiale di lavoro (scarpe antinfortunistiche, guanti) a carico del datore di lavoro. In realtà il collocamento è in mano ai “caporali” (in buona parte di origine marocchina) ed a subcaporali in base alle varie etnie; costoro gestiscono anche i trasporti (da 3 a 5 euro il costo) e trattano salari differenziati: chi viene dal Maghreb guadagna fra 35 e 40 euro, gli altri 30 o ancora meno. Gli orari sono “flessibili” (in media 8/9 ore), se vuoi lavorare l'indomani devi comunque essere in grado di riempire quotidianamente almeno 100 casette, ognuna del peso di 20/22 chili. Dal 2006 come rete antirazzista catanese si è regolarmente presenti a Cassibile per supportare i migranti nella lotta per i diritti e stimolare momenti di autorganizzazione. Da anni si aspettano le ultime settimane per provvedere ad un’accoglienza solo per un centinaio di migranti “regolari”; una regolarità pretesa per offrire loro un posto letto, ma ignorata quando si tratta delle garanzie contrattuali e delle tutele sindacali. E’ drammatico che ciò si ripeta ogni anno in una terra dove 44 anni fa ci furono eroiche lotte bracciantili che riuscirono a debellare a livello nazionale le piaghe delle gabbie salariali e del caporalato. Quest'anno la parziale “accoglienza”, da sempre d'emergenza, non è stata finora programmata e temiamo che in tempi di sanguinosi tagli alle spese sociali, ci sia il rischio che centinaia di migranti potrebbero essere abbandonati al supersfruttamento dei caporali per ingrossare i profitti di padroni senza scrupoli.
L'anno scorso numerosi migranti ricevettero la vergognosa contestazione di “invasione di terreni o edifici e danneggiamento” da parte delle forze dell'ordine; come al solito lo stato deve dimostrare la sua forza con i deboli, peccato che sia quasi sempre debole con i forti.
---Perché non si controlla a monte chi compie il reato di caporalato?
---Perché non si applica la direttiva europea (n.52 del 18/6/’09 ),che concede il permesso di soggiorno a chi denuncia chi sfrutta il lavoro nero?
---Perché ci si accanisce contro chi non ha il permesso di soggiorno. criminalizzandolo, quando  invece ci sono tante ditte che evadono i contributi ed ingrassano i caporali?
---Perché non si individuano e perseguono le ditte che commercializzano le patate provenienti da Francia, Egitto, Israele (conservate grazie all’illegale uso di antigermogli e di prodotti secca tutto), spacciandole per prodotti locali?
Il principio di “Uguale salario per uguale lavoro” o diventa la bussola dell’associazionismo antirazzista e del sindacalismo conflittuale o la differenziazione etnica dei salari (quest’anno oscillano da 30 a 40 euro al giorno) può innescare fratricide guerre fra poveri, contrapponendo lavoratori italiani ai migranti, e fra gli stessi migranti di diverse nazionalità, soprattutto in presenza dell’attuale devastante crisi economica; l’esemplare esperienza dell’estate 2011 a Nardò ha dimostrato che i migranti possono riuscire ad autorganizzarsi ed a lottare per i propri diritti nelle campagne, anche grazie al sostegno dell’associazionismo antirazzista e del sindacalismo conflittuale. Rilanciamo anche quest'anno l’appello all'associazionismo solidale, ai GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), ai GAP ed alle esperienze di consumo critico a sostenere la campagna di acquisto delle patate socialmente eque,  prodotte dalle ditte che rispettano le norme contrattuali.

Catania, 26/3/2013                                                         
Rete Antirazzista Catanese
(alfteresa@libero.it-siamo presenti su Facebook)